Diritto privato, commerciale e amministrativo
23 Maggio 2024
Contrariamente ad una diffusa diffidenza nei confronti delle segnalazioni anonime, possono essere un utile strumento di difesa per l’ente.
L’obbligatorio adeguamento per alcune categorie di enti alle prescrizioni del D.Lgs. 24/2023 in materia di tutela dei segnalanti (c.d. decreto whistleblowing) ha destato non poche perplessità in merito alle segnalazioni anonime, quelle in cui il segnalante non rivela la propria identità, considerate discutibili perché funzionali a possibili “ripicche” personali nei confronti dell’organizzazione o di alcuni componenti della stessa.
Contrariamente a tale modo di atteggiarsi, se la segnalazione anonima è particolarmente circostanziata e avvalorata da eventuale documentazione è necessario darle seguito, avviando opportune indagini interne per accertare la consistenza dei fatti segnalati, e quindi attivare tutte le azioni necessarie per porre rimedio a situazioni che potrebbero risultare pregiudizievoli per l’organizzazione ma anche per adottare i provvedimenti sanzionatori verso chi si è reso colpevole di eventuali condotte illecite.
Tale assunto è confermato da una recente sentenza del Tribunale di Milano (Sez. II Pen., n. 1070/2024), relativa ad un noto caso riguardante la filiale italiana di una multinazionale del settore della telefonia.