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25 Maggio 2024
Ogni idea scientifica si materializza in un clima economico e sociale preciso, ed è compito della condivisione del sapere verificare se la scoperta e la scienza siano o no adatte ed utili ad uno sviluppo contestualizzato, anche in proiezione futura.
Sono passati oltre cento anni dalla rivoluzione del pensiero scientifico portata avanti dal filosofo tedesco K. Popper, che per primo (nel 1920) espose l’idea oggi pienamente diffusa nel pensiero contemporaneo che la verità (soprattutto quella di natura scientifica) non rappresenti un’opera individuale, ma una forma di conoscenza contestualizzata in un comunità e, in quanto tale, iscrivibile sempre e comunque in una storia condivisa che interagisce con la ricerca sviluppando nel concreto l’idea di partenza e creando le basi per la trasmissione alle generazioni future a favore di una dinamicità e progressività della ricerca che deve, per essere efficace, adattarsi in modo quanto mai flessibile alle esigenze di un contesto socio-culturale di cui l’intera società rappresenta al momento stesso il motore ed il termometro.
In questo modo, e solo in questo, potrà crearsi quel necessario circolo virtuoso che porta la società, e con essa l’economia, allo sviluppo attraverso un sapere scientifico direttamente funzionale al benessere, che a questo punto può (e deve) essere considerato sia individuale che collettivo, traendo spunto dal concetto condiviso che non esista un reale sviluppo che non tenga conto, oltre che dell’economia e della finanza, dell’ambiente, della società, dei bisogni dell’uomo, tra cui la ricerca della felicità riveste da sempre per la filosofia un ruolo determinante.