Amministrazione e bilancio
03 Dicembre 2024
La manovra di bilancio posticipa l'entrata in vigore del nuovo regime, garantendo un ulteriore anno di esenzione.
Il pianificato passaggio al nuovo regime Iva per gli enti del Terzo settore (ETS) e le associazioni e società sportive dilettantistiche (ASD e SSD) viene rinviato al 2026. Questa proroga, inserita nel disegno di legge di Bilancio per il 2025, rappresenta una risposta mirata alle preoccupazioni sollevate in merito all’adeguamento delle realtà più piccole ai nuovi obblighi fiscali.
Il viceministro dell’economia ha annunciato tale decisione durante l’assemblea della Confederazione italiana agricoltori, chiarendo che l’obiettivo è definire criteri e indicatori che consentano a queste organizzazioni di continuare a operare nel regime di esclusione Iva ancora per un altro anno. Questa decisione si allinea con l’approccio del governo di garantire una “delega fiscale per un intervento complessivo”.
La differenza tra il regime di esclusione e quello di esenzione Iva è significativa. Il primo, a cui sono attualmente soggetti ETS, ASD e SSD, permette di evitare l’onere dell’apertura della partita Iva e l’obbligo di utilizzo dei registratori di cassa per le operazioni fiscali. Con l’eventuale transizione al regime di esenzione, questi enti avrebbero dovuto affrontare una serie di nuovi adempimenti burocratici e fiscali, creando, soprattutto agli enti di minori dimensioni, non poche difficoltà.
La proroga permette quindi di mantenere inalterato lo status quo per tutto il 2025, dando tempo al Governo di stabilire i “paletti” necessari per una futura applicazione della normativa che possa considerare la grandezza delle organizzazioni coinvolte, favorendo in particolar modo le più piccole.
Il pacchetto normativo completo necessita però dell’approvazione dell’Unione Europea. L’Iva, essendo un’imposta armonizzata a livello comunitario, necessita di un costante dialogo con l’Unione Europea per garantire che le misure adottate dai singoli Stati siano conformi alle normative UE. Il Governo in merito ha già evidenziato progressi significativi nel dialogo con le istituzioni europee, sottolineando come l’Italia rappresenti un caso unico nel panorama continentale. Il nostro Paese vanta infatti un sistema normativo evoluto nel settore non profit, che potrebbe fungere da modello per altri Stati membri.
L’attenzione è ora rivolta al 2026, con un anno a disposizione per trovare un equilibrio che soddisfi tanto le esigenze nazionali quanto quelle europee.