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21 Novembre 2024
L’Intelligenza Artificiale, vista dalla prospettiva tributaria, si pone come strumento implementativo ai fini dell’accertamento dell’infedeltà fiscale e, tuttavia, dovrà essere utilizzata nei limiti posti dall’Unione Europea, dal Garante della Privacy e dal Consiglio di Stato.
La Commissione di studio del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti “Accertamento e rapporti con l’amministrazione centrale e locale”, ha appena licenziato il documento di ricerca “Intelligenza artificiale e accertamento tributario”.
Il documento parte dall’analisi del Regolamento europeo 2024/1689, il c.d. “AI Act”, in vigore dal 13.07.2024 e pienamente applicabile del prossimo 2.08.2026, il quale “disciplina l’uso dei sistemi di intelligenza artificiale sulla base di un approccio fondato sul rischio associato al singolo sistema” distinguendo tra sistemi vietati, sistemi ad alto rischio e sistemi a rischio minimo, evidenziando quindi come l’AI, vista dalla prospettiva tributaria, si sta facendo strada nell’ottica di essere utilizzata come uno strumento in grado di essere utilizzato ai fini della prevenzione e della repressione degli illeciti.
In questo senso, fanno notare gli estensori della ricerca, l’ingresso dell’AI tra gli strumenti a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria “può determinare uno slittamento di potere decisorio dal funzionario all’algoritmo”: un fenomeno che occorre mettere sotto controllo per gli effetti che ne possono derivare. Effetti che non sarebbero tutti, o del tutto, negativi.