Diritto del lavoro e legislazione sociale
27 Luglio 2024
Il Tribunale di Milano stabilisce un precedente nella tutela dei lavoratori, condannando l’azienda a risarcire il dipendente per danni da usura psicofisica dovuti a straordinari oltre i limiti di legge.
Il 20.06.2024, il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza destinata a fare giurisprudenza nel campo del diritto del lavoro. La causa riguarda un lavoratore impiegato nel servizio di portierato che contestava il proprio trattamento salariale. Il ricorrente ha denunciato una violazione dell’art. 36 della Costituzione, che garantisce il diritto a una retribuzione proporzionata e sufficiente.
Il giudice ha affrontato 2 questioni principali: le retribuzioni inadeguate e gli straordinari eccessivi. Per quanto riguarda le retribuzioni, ha confrontato il CCNL dei servizi fiduciari con altri contratti, trovandolo insufficiente. Di conseguenza, ha stabilito un adeguamento salariale basato su un contratto più equo, portando a un risarcimento di 15.819,14 euro per il lavoratore.
Separatamente, il giudice ha affrontato la questione degli straordinari eccessivi, riconoscendo un danno da usura psicofisica. Per questo specifico aspetto, ha assegnato un ulteriore risarcimento di 4.493,80 euro, stabilendo un precedente nella tutela dei lavoratori da carichi di lavoro eccessivi.
Gli straordinari eccessivi possono avere gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale dei lavoratori. Stress cronico, disturbi del sonno e burnout sono solo alcune delle possibili conseguenze di un carico di lavoro prolungato oltre misura. La sentenza di Milano riconosce ufficialmente questi rischi, attribuendo loro un valore economico tangibile.
Sarà necessario trovare un equilibrio tra le esigenze produttive e la tutela della salute dei dipendenti, magari ricorrendo a soluzioni innovative come la flessibilità oraria o il lavoro agile.
I sindacati, dal loro canto, avranno un ruolo chiave nel garantire che questa sentenza si traduca in pratiche concrete. Sarà fondamentale vigilare sul rispetto dei limiti di legge e negoziare accordi che tutelino i lavoratori, prevedendo magari compensazioni aggiuntive o periodi di riposo obbligatori in caso di straordinari prolungati.
La sentenza segna un punto di svolta nella cultura del lavoro italiana, promuovendo il concetto di “lavorare meglio” anziché “lavorare di più”. Questa decisione spinge a ripensare il rapporto tra produttività e benessere dei lavoratori, incoraggiando le aziende a sperimentare modelli che massimizzino l’efficienza senza compromettere la qualità della vita. Riconoscendo il valore della salute oltre la mera produttività, la sentenza sottolinea come il progresso economico debba andare di pari passo con il rispetto della dignità e del benessere dei lavoratori.