Amministrazione e bilancio
16 Dicembre 2023
Il conto economico a valore aggiunto quale schema utilizzato nella costruzione degli ISA.
Nel fare comune l’imprenditore si trova annualmente alle prese con la redazione, e il deposito nei casi di legge, del bilancio di esercizio. È pacifico che il deposito del bilancio assolva a una funzione informativa rivolta alla generalità dei terzi sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria delle società di capitali.
Questa forma espositiva attiene al dettato normativo del Codice Civile con l’ausilio dei principi contabili dell’Organismo Italiano di Contabilità, ma spesso non è sufficiente ad assolvere altre funzioni informative più dettagliate e di vario genere.
Pertanto, la riclassificazione del conto economico può avvenire secondo altri schemi, tra i quali quello al costo del venduto che ha la finalità di distingue i costi a seconda delle aree funzionali di appartenenza, al fine di comprendere quanto gli stessi hanno contribuito alla costruzione del costo complessivo. Con questa modalità di riclassificazione verranno esaminati distintamente i costi industriali da quelli commerciali e amministrativi per arrivare a determinare il reddito operativo ovvero il reddito della gestione caratteristica mettendo l’imprenditore nella condizione di fare le sue valutazioni e approntare eventuali correttivi gestionali.
Un’altra riclassificazione, utile anche ai fini fiscali e quella del conto economico a valore aggiunto che si pone come obiettivo quello di evidenziare quei margini intermedi attraverso la suddivisione dei costi operativi derivanti da risorse esterne e interne. In effetti, l’Agenzia delle Entrate utilizza la riclassificazione del conto economico a valore aggiunto per gli indici sintetici di affidabilità, in breve ISA, delle imprese soggette a tale monitoraggio.
A parità di reddito d’impresa, l’impatto sugli ISA è differente a seconda che la stessa, nelle fasi intermedie del conto economico, abbia un margine operativo lordo (MOL) o un reddito operativo (RO) diverso. Il RO è dato dalla differenza tra ricavi meno costi della gestione tipica, dove i costi sono suddivisi tra costi esterni e costi interni. Il RO depurato dai costi e ricavi della gestione atipica (finanziaria, straordinaria e accessoria) ci permette di determinare il reddito d’impresa. Se al RO aggiungiamo gli ammortamenti e gli accantonamenti otteniamo il MOL.
Pertanto, per fare un esempio, la stessa impresa con lo stesso risultato d’esercizio avrà un ISA più alto in presenza di soli ricavi della gestione tipica (cessione di beni e prestazione di servizi voce A1 del bilancio), rispetto alla stessa con parte di ricavi della gestione straordinaria (altri ricavi voce A5 del bilancio).
In effetti, nel primo caso a parità di reddito d’impresa il MOL e il RO saranno più alti rispetto al secondo, in quanto la presenza di soli ricavi da cessione di beni e prestazioni di servizi contribuiscono in maniera più che positiva alla costruzione dell’ISA dell’impresa.
Quindi, i commercialisti dovranno prestare particolare attenzione nella corretta imputazione contabile dei ricavi e costi d’esercizio per i motivi sopra esposti.