Lettera del direttore ·
18 Settembre 2024
Non è facile districarsi tra le cifre ufficiali che riguardano il settore artigiano, realtà vivace e peculiare del tessuto produttivo italiano, in continuo calo di imprese e di addetti. Mentre alcuni settori (made in Italy, alimentari, abbigliamento, pelletteria, trasporti, estetica, costruzioni e altri) mostrano una certa tenuta, soprattutto se sono di dimensioni medie, i singoli artigiani, la bottega, le imprese familiari soffrono la mancanza di ricambio.
Non è facile districarsi tra le cifre ufficiali che riguardano il settore artigiano, realtà vivace e peculiare del tessuto produttivo italiano, in continuo calo di imprese e di addetti. Mentre alcuni settori (made in Italy, alimentari, abbigliamento, pelletteria, trasporti, estetica, costruzioni e altri) mostrano una certa tenuta, soprattutto se sono di dimensioni medie, i singoli artigiani, la bottega, le imprese familiari soffrono la mancanza di ricambio.
Il problema ha due aspetti. Il primo è tutto interno alla famiglia, con la difficoltà del ricambio generazionale generato dalle aspettative di miglioramento professionale, magari di posto fisso o di occupazioni maggiormente remunerative dei figli, laddove ce ne siano. Il secondo riguarda il mercato dei servizi offerti, le difficoltà di vendere a terzi un’attività vista come di difficile posizionamento o, addirittura, di progressiva estinzione funzionale.
Considerando anche il generale calo dei consumi, le tasse, le difficoltà di credito, gli affitti, la burocrazia e quant’altro, il risultato è la grande difficoltà di trovare un idraulico o un elettricista, di professionisti cioè che vengono a casa a riparare un elettrodomestico o a sanare una perdita. Fabbri e falegnami sono scomparsi, così che l’anta di un pensile o un’inferriata, un cancello da riparare, sono destinati a soffrire lunghi periodi di abbandono. Per fortuna gli immigrati cinesi hanno saldamente occupato i lavori sartoriali, così che possiamo stringere i pantaloni o le gonne, fare gli orli, mentre è sempre più difficile riparare quelle scarpe a cui siamo affezionati e che non vogliamo cambiare.
Da un sito del settore leggo che le figure più richieste sono, in ordine: fornai, idraulici, pasticcieri, elettricisti, gelatai, fabbri, falegnami e sarti.
Tralasciando le figure legate all’alimentare, colpisce il fatto che vengono a mancare le professioni maggiormente legate a esigenze della quotidianità, gli artigiani cioè di prossimità, quelli che risolvono i piccoli problemi che la gente non sa più risolvere in proprio poiché le case e il loro contenuto di elettrodomestici, impianti, sistemi, sono diventati troppo complicate. E c’è una continua rincorsa a inventarsi strumenti sempre più complessi che spiazzano non solo le persone anziane, ma anche ormai ampi strati di popolazione sempre più disorientata dai voluminosi manuali di istruzioni.
Ecco, la funzione sociale prossima di quel tipo di artigianato, il legame che esisteva con chi sapeva risolvere i problemi, si è perso. E non staremo certamente a incolpare il progresso, la società o altri per una dinamica inarrestabile, e capiamo che non c’è spazio per la nostalgia della romantica bottega artigiana che affacciava su una strada affollata.
Il problema è che questa lacuna non è stata sostituita da altro, che il piccolo problema non trova soluzione se non con decine di telefonate, contatti tra amici, indagini su Internet.
Alla fine, tra tutte le solitudini, c’è anche una solitudine tecnologica, quella che ci lascia da soli davanti a un fornello che non si accende, a una caldaia che va in blocco, a un corto circuito.
Sarebbe bello pensare di annoverare i bisogni tecnologici tra i servizi sociali di aiuto ai cittadini, con un sito pubblico a cui rivolgersi, con professionalità plurime, giovani che imparano e anziani che insegnano. Non gratuitamente, per carità, ma centri di aiuto domestico a cui tutti possono rivolgersi, magari, accettando il fatto che la miglior qualità, come nelle vecchie botteghe, merita di essere pagata qualcosa di più, rispetto agli improvvisati che, assai spesso, fanno solo danni…