Imposte dirette
28 Novembre 2024
Replicata la medesima misura del 2023: proroga dal 2.12.2024 al 16.01.2025 possibile solo per le persone fisiche con ricavi o compensi inferiori a 170.000 euro ed esclusione per i contributi previdenziali.
La proroga degli acconti fiscali per l’anno d’imposta 2024, introdotta con la riformulazione di un emendamento al decreto fiscale (D.L. 155/2024) in corso di conversione in legge, rappresenta una misura che, pur essendo concepita per agevolare i contribuenti, arriva in un momento estremamente critico. La scadenza originaria del secondo acconto, fissata al 30.11.2024 e automaticamente prorogata al 2.12.2024 poiché cade di sabato, lascia pochissimo tempo per l’adeguamento operativo da parte di professionisti e contribuenti. Questo ritardo ha generato non poche difficoltà, evidenziando una gestione normativa che appare poco coordinata rispetto alle esigenze del sistema fiscale.
Questa proroga, che ad oggi assume il carattere di semi-ufficialità, ricalca sostanzialmente quanto già previsto nel 2023, senza introdurre particolari innovazioni o ampliamenti della platea dei beneficiari. Anche quest’anno, infatti, la misura si applica esclusivamente alle persone fisiche, titolari di partita Iva con ricavi o compensi fino a 170.000 euro, mentre restano escluse società e altri enti collettivi. Questi soggetti potranno scegliere di versare l’importo dovuto entro il 16.01.2025 in un’unica soluzione oppure optare per una dilazione in 5 rate mensili di pari importo, con scadenze fissate al giorno 16 di ciascun mese da gennaio a maggio 2025. Sulle rate successive alla prima del 16.01.2025 dovranno essere corrisposti anche gli interessi.
Tuttavia, quest’agevolazione non si estende ai contributi previdenziali e assistenziali Inps e Inail, che rimangono da versare entro il termine ordinario del 2.12.2024. L’esclusione dei contributi dalla proroga ha creato un sistema a doppio binario che complica ulteriormente la gestione fiscale per i contribuenti interessati. Da un lato, la possibilità di dilazionare le imposte offre un certo sollievo in termini di liquidità; dall’altro, l’obbligo di versamento dei contributi entro la scadenza ordinaria riduce l’efficacia complessiva della misura.
Tuttavia, il contesto operativo del 2024 presenta alcune differenze rispetto all’anno precedente. In particolare, l’introduzione del concordato preventivo biennale ha aggiunto un ulteriore elemento di complessità. Per coloro che hanno optato per il concordato basato su stime previsionali, resta da chiarire se eventuali maggiorazioni debbano essere versate contestualmente agli acconti o in altre modalità.
È importante precisare che i contribuenti hanno comunque la facoltà di rispettare la scadenza originaria del 2.12.2024 qualora abbiano già predisposto le deleghe di pagamento. In tal caso, non è necessario modificare nulla: il differimento al 16.01.2025 rappresenta solo un’opzione aggiuntiva e non obbligatoria.
Sebbene questa proroga possa rappresentare un’opportunità per alleviare le difficoltà finanziarie dei contribuenti più piccoli, il ritardo nella sua approvazione e l’esclusione dei contributi previdenziali ne limita fortemente l’efficacia complessiva. Inoltre, il breve margine temporale tra l’annuncio della misura e la scadenza originaria ha messo sotto pressione gli studi professionali e i consulenti fiscali, già impegnati nella gestione di altre importanti scadenze come quelle relative al concordato preventivo biennale.