Amministrazione e bilancio
05 Giugno 2024
In periodi di scarse prospettive di natura reddituale e ricchi di incognite sui risultati netti ottenibili dalla gestione, è opportuno pianificare adeguatamente i propri costi, tra cui gli ammortamenti.
Purtroppo, per troppi anni, il processo di ammortamento si è completamente discostato dal concetto di natura tecnico-civilistica per abbracciare pedissequamente e, a volte, un po’ ingenuamente, quello ispirato dalle tabelle numeriche fiscali previste dal D.M. 31.12.1988. Il principio contabile OIC 16 stabilisce, infatti, regole precise che, molte volte, anche con acrobatismi linguistici, abbiamo adeguato alle tabelle appena citate; tali regole si trovano nei paragrafi da 62 a 65.
Il primo concetto da fissare è quello del valore da ammortizzare, che è dato dalla differenza tra il valore di acquisto e il presumibile valore di realizzo al termine della vita utile; tale valore può essere talmente esiguo da non essere stimabile; l’altro concetto, quello determinante, risulta essere quello della durata dell’ammortamento che è in funzione, dice il principio contabile, non della “durata fisica” dell’immobilizzazione, bensì della sua “durata economica”, cioè al periodo in cui si prevede che il cespite sarà utile alla società (la stimata vita utile del bene).
Quindi il processo di ammortamento, tecnicamente, dovrebbe seguire il periodo di vita utile del bene e dovrebbe essere determinato a quote costanti, al limite decrescenti (se può essere sostenibile un più intenso utilizzo iniziale del bene), ma mai a quote crescenti.