Amministrazione e bilancio

29 Gennaio 2025

Piano Nazionale Transizione 4.0 al tramonto

Dal 1.01.2025 il credito d’imposta in beni immateriali non è più usufruibile, mentre per i beni materiali è istituito un tetto di spesa.

La legge di Bilancio (art. 1, cc. 445-448 L. 30.12.2024 n. 207, pubblicata in G.U. 31.12.2024) ha decretato la fine dell’agevolazione per i beni immateriali con decorrenza immediata (1.01.2025), poco comprensibile stante la natura del credito d’imposta in argomento relativa alla cosiddetta “doppia transizione”, mentre per gli investimenti in beni materiali è stato introdotto un tetto di spesa (2.200 milioni di euro) per il bonus relativo, per l’anno in corso, ultimo previsto, salvo la cd. coda prenotativa al 30.06.2026.

Inoltre, l’art. 1, c. 447 L. 207/2024 prevede la comunicazione da parte dell’impresa interessata, “concernente l’ammontare delle spese sostenute e il relativo credito d’imposta maturato”. Le “spese sostenute” dovrebbero quindi essere quelle relative alla comunicazione ex post, altrimenti si sarebbe parlato di “spese che prevede di sostenere”. A ogni buon conto la disposizione rinvia al modello di cui al D.D. Mimit del 24.04.2024 che dovrà essere adeguato in forza del cambiamento normativo.

Pertanto, da una prima lettura della norma e in attesa dei provvedimenti attuativi e dei relativi chiarimenti, non risulta esservi alcuna certezza derivante né dalla comunicazione cosiddetta “prenotativa”, né da quella di avvenuta conclusione dell’investimento. Di conseguenza, l’impresa che intende effettuare un investimento in beni materiali (nuovi) e da interconnettere al sistema di fabbrica, importante per il suo sviluppo, dovrà farlo a prescindere dell’agevolazione in commento (minimo 5% – massimo 20% in relazione all’ammontare dell’investimento), giacché allo stato attuale non vi è la minima certezza per verificare, ossia prenotare, il credito d’imposta capiente rispetto ai 2,2 miliardi di euro stanziati.

La ratio di queste novelle è da ricondurre alla volontà del legislatore di porre uno stop definitivo a ogni tipo di agevolazione (bonus) fruibile in modo automatico, al fine di preservare l’equilibrio delle finanze pubbliche. Infatti, dal rapporto di valutazione dell’impatto economico degli interventi del Piano Transizione 4.0 (pubblicato sul sito del Mef il 29.11.2024), emerge che nei primi 3 anni di applicazione, le imprese hanno maturato complessivamente 29 miliardi di euro di credito d’imposta per investimenti destinati alla digitalizzazione del sistema produttivo; di questi, circa 23 miliardi di euro, pari a oltre l’80%, sono relativi a investimenti in beni materiali 4.0.

In conclusione, pare ragionevole rilevare che un’agevolazione che bene ha funzionato e al tempo stesso ha contribuito in modo significativo allo sviluppo del nostro sistema imprenditoriale, incrementando anche i volumi delle esportazioni oltre che il Pil del Paese, avrebbe dovuto essere meglio calibrata.

Invero, nel panorama dei troppi incentivi esistenti (nazionali e locali), occorre una maggiore sistematicità e stabilità (“a regime”) oltre che una semplificazione, e l’occasione giusta potrebbe essere quella del nuovo codice degli incentivi prossimo al licenziamento definitivo.

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