Diritto del lavoro e legislazione sociale
08 Gennaio 2025
In materia di pensioni, a gennaio scattano gli aumenti per effetto della rivalutazione annuale. Tra le novità che entrano in vigore nel 2025 la legge di Bilancio prevede misure di flessibilità per il pensionamento e incentivi per chi sceglie di continuare a lavorare.
Dal 2025 è previsto un aumento delle pensioni dovuto al consueto sistema di perequazione (adeguamento all’inflazione) che prevede una rivalutazione provvisoria pari allo 0,80% per i trattamenti pensionistici entro 4 volte il trattamento minimo, con conguaglio al termine del 2025 (D.M. Economia 15.11.2024). L’indice di adeguamento del 2024 rispetto al 2023 è stato confermato al 5,4%, in coincidenza con il dato previsionale.
Si ricorda che il meccanismo di rivalutazione si applica in riferimento a diverse fasce (art. 69 L. 388/2000) in cui si colloca l’importo dell’assegno pensionistico, con un’attenzione particolare alle pensioni più basse che beneficiano dell’adeguamento in misura integrale, mentre le pensioni di importo maggiore sono rivalutate in modo parziale.
Dal 2025 l’incremento avverrà con regole che prevedono il ritorno al meccanismo a fasce differenziate di cui all’art. 1, c. 478 L. 160/2019. In pratica, con tale sistema di rivalutazione, all’importo della pensione fino a 4 volte il minimo si applicherà l’intero tasso di rivalutazione previsto nella misura dello 0,80%; mentre, per le pensioni di importo da 4 a 5 volte il minimo, si applicherà un tasso di rivalutazione dello 0,72% (il 90% di 0,80) e alle pensioni di importo oltre 5 volte il minimo, si applicherà una rivalutazione dello 0,60% (75% di 0,80).
Il trattamento minimo ammonta a 598,61 euro, ma la legge di Bilancio 2025 introduce una rivalutazione aggiuntiva pari al 2,2% per il 2025, portando l’importo minimo a 616,67 euro (la rivalutazione aggiuntiva è prevista all’1,3% per il 2026). Per l’anno 2025 è inoltre previsto l’aumento di 8 euro mensili per 13 mensilità a favore dei soggetti che percepiscono l’assegno sociale con almeno 70 anni compiuti (pensionati previdenziali e assistenziali, ciechi titolari di pensione, soggetti di età superiore a 18 anni, invalidi civili totali o sordomuti o ciechi civili assoluti titolari di pensione).
La legge di Bilancio 2025 rafforza le misure che incentivano la prosecuzione dell’attività lavorativa dopo aver maturato i requisiti per il pensionamento. In particolare, i dipendenti che maturano i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata flessibile e alla pensione anticipata riferita alla gestione AGO entro il 31.12.2025, potranno rinunciare all’accredito della quota dei contributi a proprio carico relativi all’assicurazione generale obbligatoria IVS. Di conseguenza, viene meno l’obbligo del datore di lavoro di versare la quota a carico del lavoratore che invece sarà corrisposta a quest’ultimo in busta paga (da valutare la convenienza poiché la somma corrisposta al lavoratore andrà ad aumentare il reddito Irpef del soggetto, quindi, incrementa la tassazione).
In tema di flessibilità all’uscita, la legge di Bilancio 2025 prevede che per la c.d. Quota 103 i requisiti previsti sono 62 anni di età e 41 anni di contributi e una finestra mobile di 7 mesi per i privati (9 mesi per i lavoratori pubblici). L’APE sociale viene rifinanziata e consente il prepensionamento a 63 anni e 5 mesi con almeno 30 anni di contributi (36 per chi svolge lavori gravosi e 32 per gli edili).
Per l’Opzione donna sono richiesti 61 anni di età e 35 anni di contributi in un’unica gestione previdenziale, riconosciuta anche alle lavoratrici che maturano i requisiti entro il 31.12.2024. È possibile accedere anche con 60 anni e un figlio o con 59 anni con almeno 2 figli ovvero se licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Infine, per la pensione anticipata contributiva (art. 24, c. 11 D.L. 201/2011), accessibile con 64 anni di età, 20 anni di contributi e una soglia di almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale (2,8 volte per donne con 1 figlio; 2,6 volte con 2 o più figli), è previsto che, dal 1.01.2025, per raggiungere la soglia minima di pensione richiesta, sarà possibile includere nel calcolo anche la rendita derivante da fondi di previdenza complementare.