Accertamento, riscossione e contenzioso
12 Luglio 2024
La Cassazione, nella sentenza 5.07.2024, n. 26250, ha chiarito che l’utilizzo in dichiarazione di fatture emesse per un prezzo incongruo ma effettivamente corrisposto non integra il reato di dichiarazione fraudolenta.
L’utilizzo in dichiarazione di fatture emesse in relazione a operazioni nelle quali i beni (o i servizi) indicati corrispondono a quelli ceduti (o forniti), pur recando un prezzo incongruo ma effettivamente corrisposto, non integra il reato di dichiarazione fraudolenta per l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, 3° sezione penale, nella sentenza 5.07.2024, n. 26250.
Nel caso esaminato, una S.n.c. familiare, produttrice e venditrice di vini di pregio, utilizzava nella dichiarazione Iva relativa al 2012 due fatture per l’acquisto di uva, emesse da una società semplice riconducibile alla medesima famiglia (importo complessivo di oltre 1.200.000 euro) corrispondendo un prezzo al chilogrammo decisamente superiore rispetto al prezzo medio di uve di qualità omogenea.
Così operando gli utili della Snc (soggetta a tassazione ordinaria) venivano ridotti mentre venivano massimizzati quelli della società semplice (soggetta ad un regime di tassazione agevolata).