Diritto del lavoro e legislazione sociale
25 Febbraio 2025
Certificazione Unica e retribuzioni non corrisposte. L’errore comporta l’indicazione di un reddito di importo differente rispetto a quello effettivamente percepito dal dipendente.
Capita talvolta che il datore di lavoro corrisponda in ritardo le retribuzioni ai lavoratori, anche con riferimento a diverse mensilità. Le motivazioni possono essere svariate, spesso dettate da un’errata prassi aziendale consolidatasi nel tempo. Ad ogni modo, il ritardo nel pagamento di salari e stipendi, oltre ad arrecare un danno in termini di liquidità, può essere causa di errori nella Certificazione Unica.
In tal caso la sanzione di base ammonta a 100 euro per ogni CU entro un massimo di 50.000 euro e al sostituto d’imposta è consentito applicare il ravvedimento operoso (circ. Agenzia delle Entrate n. 12/E/2024). Per i contenuti della CU, come evidenziato dall’art. 51 del Tuir, il reddito di lavoro dipendente è costituito dall’insieme di tutti gli elementi retributivi, anche nella forma di beni e servizi, ricevuti dal lavoratore, riconducibili al rapporto di lavoro, anche se non provenienti dal datore di lavoro, secondo il principio generale di onnicomprensività.
Il regime fiscale applicato a questa tipologia di redditi risponde al principio di cassa, in ragione del quale rileva il momento di corresponsione delle somme, tenuto conto anche del c.d. principio di cassa allargata (art. 51, c. 1 secondo periodo, Tuir) a norma del quale: “si considerano percepiti nel periodo d’imposta anche le somme e i valori in genere, corrisposti dai datori di lavoro entro il giorno 12 del mese di gennaio del periodo d’imposta successivo a quello cui si riferiscono”.