Diritto del lavoro e legislazione sociale
08 Aprile 2024
La Corte d’Appello di Roma, con la sentenza 2.04.2024, n. 1294, affronta il delicato equilibrio tra procedimenti disciplinari aziendali e indagini penali, con importanti conseguenze per i diritti dei lavoratori.
La Corte d’Appello di Roma, con la sentenza 2.04.2024, n. 1294, ha affrontato un caso complesso che coinvolge il licenziamento di un lavoratore e la presunta violazione dell’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori, norma cardine nella disciplina dei rapporti di lavoro in Italia, la quale sancisce il diritto di ogni lavoratore alla tutela della propria dignità personale e professionale all’interno del contesto lavorativo.
Contesto della vicenda – La vicenda origina dall’impugnazione di un licenziamento intimato sulla base di due lettere di contestazione disciplinare, coincidenti con capi d’accusa di procedimenti penali a carico del lavoratore. Quest’ultimo aveva richiesto la sospensione del procedimento disciplinare a causa del legame con le indagini penali e per la propria situazione di arresti domiciliari, che limitava le possibilità di difesa.
La vicenda mette in luce la complessità delle situazioni in cui si intersecano procedimenti disciplinari aziendali e procedimenti penali, sollevando interrogativi sulla corretta gestione di tali casi nel rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte.
Pronuncia della Corte d’Appello – La Corte d’Appello ha dichiarato inammissibile la domanda subordinata di accertamento dell’ingiustificatezza del licenziamento, avanzata dal lavoratore solo nella fase di opposizione.