Diritto del lavoro e legislazione sociale
22 Maggio 2024
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 3.05.2024, n. 11999, ha confermato la legittimità del licenziamento di un lavoratore che ha abusato dei permessi previsti dalla L. 104/1992 per assistere un familiare disabile.
Questo caso rappresenta un importante monito sul rispetto delle norme e dei doveri contrattuali nel rapporto di lavoro.
Un dipendente di una banca è stato licenziato nel novembre 2017 dopo che un’indagine investigativa aveva rivelato che, durante i giorni di permesso per assistere la madre disabile, si era dedicato ad attività non connesse a tale assistenza.
Il Tribunale di Velletri e la Corte d’Appello hanno confermato la legittimità del licenziamento, evidenziando che l’uso distorto dei permessi ha rappresentato una violazione degli obblighi di fedeltà e diligenza che ogni dipendente dovrebbe rispettare.
La L. 104/1992 rappresenta uno strumento fondamentale per tutelare i diritti dei lavoratori con familiari disabili, consentendo loro di assentarsi dal lavoro per prestare l’assistenza necessaria. Tuttavia, come evidenziato dalla sentenza in esame, questi permessi non possono essere utilizzati per scopi diversi da quelli previsti dalla legge.
Il comportamento del dipendente ha compromesso in modo irreparabile il rapporto di fiducia con il datore di lavoro, fondamento imprescindibile per una collaborazione professionale serena ed efficace.
Tra i motivi di ricorso respinti dalla Cassazione, uno essenziale riguardava l’interpretazione della L. 104.
La Corte ha sottolineato l’esigenza di un impiego responsabile e conforme alle finalità originarie dei permessi, evitando abusi o strumentalizzazioni. Ciò significa che i permessi di assistenza devono avere una relazione causale diretta con l’effettiva assistenza al familiare disabile. Ne consegue che non è consentito utilizzare tali permessi per finalità diverse dall’assistenza.
La sentenza in oggetto rappresenta un importante richiamo all’obbligo di correttezza e buona fede nelle relazioni di lavoro, soprattutto quando sono in gioco diritti significativi come quelli della L. 104.
Nonostante i tentativi di difesa del lavoratore, gli elementi probatori presentati hanno convinto i giudici della gravità delle sue azioni, mettendo in luce come il mancato adempimento degli obblighi legali e contrattuali possa avere conseguenze significative sul rapporto di lavoro.
La L. 104, infatti, rappresenta un pilastro fondamentale del sistema di tutela dei diritti dei lavoratori con disabilità o dei loro familiari, garantendo loro permessi e agevolazioni per far fronte alle esigenze legate alla condizione di disabilità. Tuttavia, questi benefici non possono essere sfruttati in modo improprio, come evidenziato dal caso in esame.
La sentenza della Corte di Cassazione si pone come un monito per tutti i lavoratori, ricordando loro che il rispetto delle norme non è un optional, ma un dovere imprescindibile. L’abuso dei permessi previsti dalla L. 104, così come la violazione di qualsiasi altro obbligo contrattuale, mina la fiducia tra datore di lavoro e dipendente, compromettendo il corretto funzionamento dell’ambiente lavorativo.
D’altra parte, questa decisione non deve essere interpretata come una limitazione dei diritti dei lavoratori, ma piuttosto come una conferma dell’importanza di un loro esercizio responsabile e consapevole.
Solo attraverso un equilibrio tra tutela dei diritti e adempimento dei doveri è possibile creare un contesto lavorativo sano e produttivo, in cui la dignità di ogni individuo è rispettata e valorizzata.