Diritto del lavoro e legislazione sociale
18 Maggio 2024
Le procedure messe in campo dal Governo per contrastare il sommerso del lavoro domestico e le possibile prospettive da attuare in un futuro prossimo.
Secondo un’indagine Eurostat l’Italia è il Paese che, con Cipro, vanta la maggiore percentuale di lavoro domestico a livello comunitario. Si tratta, tuttavia, di un primato del quale c’è poco da andare fieri, poiché poco onorevoli sono le due ragioni di fondo. La prima, infatti, è da attribuire alla grave carenza di servizi, sia pubblici che privati, alle famiglie, soprattutto nell’ambito dell’assistenza alla persona e agli anziani; la seconda è da rinvenire nei costi del lavoro molto bassi, anche perché caratterizzati da una diffusissima evasione fiscale e contributiva.
L’enorme sommerso che connota il settore è strettamente legato alla composizione in larga parte straniera dei lavoratori domestici (in realtà sarebbe più corretto parlare di lavoratrici dal momento che in quasi 9 casi su 10 si tratta di una donna).
Le statistiche parlano di una percentuale di irregolarità che si aggira intorno al 70%, ma il numero è sicuramente sottostimato perché non tiene conto degli immigrati privi del permesso di soggiorno o, comunque, non legalmente residenti nel nostro Paese. Un indizio, in tal senso, è dato dall’ultima sanatoria del 2020 in cui oltre l’85% delle domande riguardava proprio il lavoro domestico.