Amministrazione e bilancio
26 Ottobre 2018
Si può fare l’amministratore di una società di capitali anche senza un compenso. Il Fisco non può presumere che la carica di amministratore di società sia sempre e comunque remunerata e quindi soggetta a tassazione. È quanto ha stabilito la quinta sezione della Corte di Cassazione con la sentenza 13.07.2018, n. 18643.
Si tratta di una decisione molto importante perché ribalta, dopo oltre 10 anni, quanto sostenuto dalla stessa Cassazione nella famosa sentenza 29.01.2008, n. 1915. In quel caso infatti i giudici considerarono legittimo l’operato del Fisco, che aveva rettificato la dichiarazione dell’amministratore di una piccola Srl, sostenendo che tale carica dovesse sempre e comunque essere oggetto di apposita remunerazione.
Il recente caso riguarda invece un avviso di accertamento con il quale l’ufficio aveva rettificato la dichiarazione di un contribuente imputando maggiori redditi di lavoro, sulla base della presunzione secondo la quale, viste le varie cariche sociali ricoperte in alcune società di capitali, non ci potessero essere incarichi senza alcun compenso.
Il contribuente decideva di impugnare l’atto di accertamento. Nei tre gradi di giudizio, Commissione tributaria centrale compresa, si alternavano sentenze di segno opposto e contraddittorio. L’ultima decisione, quella appunto della Commissione tributaria centrale, accoglieva le tesi dell’ufficio, costringendo il contribuente al ricorso per Cassazione.
I giudici della quinta Sezione della Suprema Corte hanno invece ritenuto che le motivazioni che supportavano l’accertamento in ordine alla presunzione di onerosità della carica di amministratore, non fossero assolutamente convincenti. Secondo le tesi del Fisco, in parte avallate anche dalla sentenza della Commissione tributaria centrale, tale onerosità doveva essere presunta dalla natura di società a ristretta base azionaria delle società in cui il contribuente rivestiva all’epoca la carica di amministratore. Per la Suprema Corte, invece, nemmeno il semplice riferimento alla ristretta base azionaria delle società può essere sufficiente per sorreggere la presunzione che il contribuente dovesse comunque percepire dei compensi per le cariche di amministratore.
Per i giudici della Cassazione, in tema di accertamento delle imposte sui redditi, l’Amministrazione Finanziaria non può pretendere di assoggettare a tassazione il compenso dell’amministratore di una società, presumendone l’onerosità in mancanza di prova contraria del contribuente. L’ufficio, recita testualmente la sentenza, non può fondare la pretesa di un maggior reddito di lavoro autonomo soltanto sulla base di una presunzione, inconferente in presenza di un diritto disponibile, quale quello dell’amministratore al compenso.