Società e contratti

20 Settembre 2024

Il convivente di fatto non può essere escluso dall’impresa familiare

Una sentenza della Corte Costituzionale equipara il convivente agli altri familiari.

Con la sentenza 25.07.2024, n. 148 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 230-bis, c. 3 c.c., laddove esclude come componente dell’impresa familiare il convivente di fatto, comprendendo invece il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo.

La questione di legittimità costituzionale era scaturita dal giudizio promosso dalla convivente di un uomo deceduto, la quale aveva chiesto, nei confronti dei di lui figli e coeredi, l’accertamento dell’esistenza di un’impresa familiare, con conseguente liquidazione della propria quota. Alla base della partecipazione all’impresa, la ricorrente aveva dedotto lo svolgimento di attività lavorativa in modo continuativo nell’azienda del convivente dal 2004 al 2012.

Dopo il rigetto sia in primo grado che in Appello, la donna si vedeva costretta a ricorrere in Cassazione, adducendo la mutata sensibilità sociale in materia di convivenza more uxorio e, soprattutto, le più recenti aperture giurisprudenziali in tal senso. La Sezione Lavoro della Suprema Corte, rinvenendo forti dubbi di costituzionalità della citata norma nella parte che escludeva il convivente di fatto dal novero dei familiari, rimetteva la questione alla Consulta.

Vuoi leggere l’articolo completo?

Abbonati a Ratio Quotidiano o contattaci per maggiori informazioni.
Se sei già abbonato, accedi alla tua area riservata.

C.F e P.IVA: 01392340202 · Reg.Imp. di Mantova: n. 01392340202 · Capitale sociale € 210.400 i.v. · Codice destinatario: M5UXCR1

© 2024 Tutti i diritti riservati · Centro Studi Castelli Srl · Privacy · Cookie · Credits