Amministrazione e bilancio
24 Gennaio 2025
Dal rispetto ambientale alla governance aziendale, come le imprese possono adottare un approccio ESG per rispondere alle richieste degli stakeholder e garantire una crescita sostenibile.
Negli ultimi decenni, il paradigma aziendale è cambiato radicalmente. Dalla centralità del cliente degli anni ’80 e ’90, si è passati a un approccio focalizzato sugli stakeholder: soci, collaboratori, investitori, istituzioni, comunità locali e altri soggetti connessi all’attività aziendale. Questo spostamento di prospettiva si sposta perfettamente con il concetto di ESG, che combina ambiente (Environmental), responsabilità sociale (Social) e governance (Governance) come pilastri dello sviluppo sostenibile.
Triplice anima dell’ESG:
– E per Environmental. Le imprese devono ridurre l’impatto ambientale dei loro processi e prodotti, integrando la sostenibilità nelle decisioni operative;
– S per Social. L’attenzione alle persone e alle comunità è cruciale. Ciò include il rispetto dei diritti dei lavoratori, l’inclusione e il sostegno alle comunità locali;
– G per Governance. Le strategie aziendali devono basarsi su trasparenza, etica e visione a lungo termine, garantendo il benessere degli stakeholder e la solidità finanziaria.
Percorsi di sostenibilità: passivo, reattivo o proattivo? Le aziende che possono, vogliono o sono normativamente costrette ad approcciare alla sostenibilità, si trovano dinnanzi a tre posizioni tra cui scegliere la propria via:
– passiva. Azioni limitate al rispetto delle normative, senza integrare la sostenibilità come valore strategico;
– reattiva. Implementazione di politiche sostenibili per rispondere alle pressioni esterne, senza cambiamenti profondi nella strategia aziendale;
– proattiva. La sostenibilità diventa un valore strategico, guidando le decisioni e portando benefici tangibili e duraturi.
Le società benefit rappresentano l’esempio più evoluto dell’approccio proattivo, fondato sul principio del beneficio comune per tutti gli stakeholder.
Perché adottare un approccio ESG? Oltre agli obblighi normativi che riguardano però solo le grandi imprese, le PMI sono spinte verso l’ESG dalle richieste degli stakeholder come:
– banche, che forniscono accesso al credito in base ai criteri ESG;
– clienti, che cercano trasparenza sulla sostenibilità dei prodotti e servizi;
– consumatori, che penalizzano il greenwashing e premiano le aziende etiche.
Non adeguarsi significa perdere fette di mercato, competitività e possibilità di crescita in un mondo sempre più orientato verso la sostenibilità.
Come strutturare un percorso ESG – Un percorso ESG richiede:
– Gap Analysis: identificare ciò che si ha e ciò che manca in termini di sostenibilità;
– doppia materialità: considerare l’impatto aziendale su società e ambiente e viceversa;
– piano strategico: definire obiettivi raggiungibili;
– monitoraggio: controllare i progressi con metriche chiare;
– piano di miglioramento: aggiornare costantemente le strategie ESG.
Strumenti per le PMI – Per semplificare la rendicontazione ESG delle PMI, in un oceano di strumenti di ranking che spesso si contraddicono e una regolamentazione che è ancora in fase di evoluzione, sono disponibili due strumenti chiave:
– standard EFRAG: linee guida internazionali per redigere bilanci di sostenibilità;
– documento MEF: guida pratica per le PMI italiane, sviluppata per facilitare le richieste di banche e istituti finanziari.