Lettera del direttore ·
01 Febbraio 2024
Differenze: riflessione sui dati delle ricchezze mondiali e sul divario tra miliardari e poveri
Prendiamo atto ancora una volta, più che commentare, dei dati del rapporto Oxfam distribuito all’apertura del World Economic Forum di Davos.
Tutti gli anni nutriamo la speranza di vedere numeri che raccontino di un riavvicinamento delle differenze, ci piacerebbe poter leggere che all’aumento auspicabile di nuovi ricchi possa corrispondere anche una forte diminuzione di poveri. Ogni anno, invece, leggiamo di un forte aumento delle diseguaglianze, che si accumula e mette in luce una forbice che può diventare pericolosa, poiché le rivoluzioni, di regola, nascono dalla fame. Non necessariamente rivoluzioni violente, ma come descrivere l’inesorabile processo di migrazione economica che sta sconvolgendo il mondo ricco, ma che non possiede una risposta che non sia di esclusione?
La ONG inglese racconta nel suo report che nel mondo almeno 4,8 miliardi di persone, negli ultimi 10 anni, non hanno tenuto il passo con l’inflazione. Per contro i miliardari hanno accresciuto i loro patrimoni in 3 anni di 3.300 miliardi, con un tasso di crescita tre volte superiore a quello dell’inflazione. Sono dati freddi e, mi sembra, un po’ ingenui, poiché cosa può importare a un miliardario dell’inflazione da prodotti di supermercato? L’Oxfam, tuttavia, ragiona sulle differenze e queste sono tutte impressionanti anche per il nostro Paese.
In Italia, tra il 2021 e il 2022, si è dimezzata la quota di ricchezza detenuta dal 20% più povero (dallo 0,51% allo 0,27%). Il 10% più ricco è passato, nel 2022, a detenere 6,7 volte la ricchezza complessiva del 50% degli italiani contro le 6,3 volte del 2021. Il rapporto parla di “inversione delle fortune”, processo mondiale riscontrato anche in Italia, che equivale alla vecchia convinzione che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
In Italia la quota di ricchezza detenuta dal 10% ricco è cresciuta del 3,8% nel lungo periodo 2000-2022, mentre la metà più povera ha registrato una decrescita del 4,5%. E non è una decrescita felice, purtroppo…
Da inizio pandemia a fine 2023 il numero di miliardari italiani è aumentato di 27 unità (da 36 a 63). Il valore dei patrimoni miliardari (217,6 miliardi di dollari nel 2022) è cresciuto nel 2023 di 68 miliardi di dollari (+ 46%) ed è cresciuto anche l’insieme dei multimilionari (con più di 5 milioni di dollari di patrimonio) di 11.830 unità (da 80.880 a 92.710).
Non ho assolutamente nulla contro i milionari e i miliardari che pagano le tasse in proporzione ai loro redditi, contribuendo così al benessere di quella comunità che ha permesso loro di fare fortuna e di vivere agiatamente senza pensieri. Magari, a volte, un pizzico di invidia, ma nemmeno poi tanta. Sono preoccupato, però, dal divario che si sta avvicinando a quello dei tempi medievali tra i signori e i servi della gleba, tra gli schiavi dell’antica Roma, ai quali comunque era assicurata la sussistenza, e i patrizi. Anzi, in puri termini numerici, lo ha già ampiamente superato e non si intravedono politiche adeguate rivolte al riequilibrio che possano salvare dallo stress da ricchezza i super ricchi e alleviare la vita a miliardi di poveri che busseranno, e già bussano, alle nostre porte.
Margaret Thatcher diceva che “Non c’è alternativa” al liberismo capitalista; tuttavia, il capitalismo sfrenato rischia di consumare sé stesso, alimentando un disequilibrio naturale, sociale, culturale e umano senza ritorno. Meglio rifletterci sopra. Subito. Perché un’altra strada è sempre possibile.