Imposte dirette
04 Aprile 2024
La Corte di Cassazione, con la sentenza 25.03.2024, n. 8005, torna a ribadire la necessità di una specifica decisione dei soci per poter dedurre fiscalmente il compenso spettante agli amministratori.
Nel provvedimento in commento la Cassazione sottolinea come già la sentenza 9.08.2022, n. 24471, in ordine a tutte le società di capitali, abbia affermato il principio secondo cui la disciplina sul funzionamento delle società, dettata anche nell’interesse pubblico al regolare svolgimento dell’attività economica, abbia natura imperativa e contenga una distinta previsione della delibera di approvazione del bilancio e di quella di determinazione del compenso agli amministratori.
Da tale quadro normativo per il giudice di Cassazione consegue che, ai fini della deducibilità del compenso degli amministratori di società di capitali, è necessario che ne risulti la quantificazione nello statuto o in una esplicita delibera assembleare, che non può considerarsi implicita nella delibera di approvazione del bilancio contenente la posta relativa al compenso, salvo che l’assemblea, convocata solo per l’approvazione del bilancio, essendo totalitaria, non abbia anche discusso e approvato espressamente la proposta di determinazione dello stesso.
In conclusione, la Cassazione torna a ribadire il principio già affermato da Cass. SS.UU. 29.08.2008, n. 21933, per il quale la mancanza di specifica delibera assembleare interdice alla società il diritto di deduzione fiscale del compenso erogato, non potendosi considerare implicito il relativo consenso sociale nella delibera di approvazione del bilancio.