Diritto privato, commerciale e amministrativo
20 Agosto 2024
La Corte Costituzionale riconosce il convivente come familiare nell’impresa, equiparandolo al coniuge. La pronuncia colma un vuoto legislativo e adegua il diritto all'evoluzione sociale delle relazioni familiari.
La Corte Costituzionale ha emesso una pronuncia destinata a cambiare il panorama dei diritti dei conviventi di fatto in Italia. Con la sentenza n. 148/2024, i giudici costituzionali hanno dichiarato illegittimo l’articolo 230-bis c.c. nella parte in cui non considera il convivente di fatto tra i familiari dell’impresa. Questa orientamento segna un passo avanti significativo nel riconoscimento dei diritti delle coppie non sposate, allineando la normativa italiana alle moderne dinamiche familiari.
L’impresa familiare si apre ai conviventi – La sentenza affronta il nodo dell’impresa familiare, istituto che escludeva i conviventi di fatto dalla partecipazione agli utili e agli incrementi. La Corte ha giudicato tale esclusione “irragionevole” e contraria ai principi costituzionali di diritto al lavoro e dignità personale. Il caso nasce dalla vicenda di una persona che, dopo anni di lavoro nell’impresa del partner, si è vista negare i diritti riconosciuti a coniugi o parenti. Questa disparità è stata ritenuta insostenibile nella società attuale.