Imposte dirette

18 Luglio 2024

Concordato preventivo per i forfetari: corsa agli incassi

La gestione strategica dei ricavi per i forfetari: come trarre vantaggio dal nuovo accordo con il Fisco.

Con il rilascio del software per il calcolo della proposta concordataria, avvenuto nella tarda serata del 15.07.2024, prende ufficialmente il via il concordato preventivo anche per i contribuenti aderenti al regime forfetario, disciplinato dalla L. 190/2014. Questo nuovo strumento fiscale apre scenari inediti di pianificazione tributaria per questa specifica categoria di partite Iva, offrendo loro l’opportunità di esplorare strategie fiscali potenzialmente vantaggiose nell’ambito del nuovo quadro normativo.

Il concordato preventivo biennale, introdotto dal D.Lgs. 13/2024, si configura come l’innovazione più significativa della campagna dichiarativa 2024. Nonostante ciò, l’istituto ha suscitato un interesse moderato tra contribuenti e professionisti del settore, i quali nutrono dubbi sulla sua effettiva convenienza. Tuttavia, e come si vedrà nel prosieguo, lo strumento potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso proprio per i contribuenti in regime forfetario. Ma procediamo con ordine.

L’art. 30 D.Lgs. 13/2024 estende la possibilità di aderire al concordato anche ai contribuenti forfetari, offrendo loro un’opportunità di ottimizzazione fiscale, soprattutto in previsione di una crescita significativa dei ricavi. Tuttavia, è fondamentale ricordare le regole base del regime forfetario: la fuoriuscita avviene se nell’anno precedente si superano gli 85.000 euro di ricavi, o immediatamente se si oltrepassano i 100.000 euro nell’anno in corso.

IL CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE A…FORFAIT!

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Il principale vantaggio del concordato per i forfetari consiste nella defiscalizzazione dei redditi eccedenti quelli concordati, permettendo di “blindare” un imponibile inferiore a quello effettivamente realizzato. Inoltre, potrebbe consentire di mantenere il regime agevolato anche superando la soglia dei 100.000 euro nel 2024.

La strategia fiscalmente più conveniente potrebbe essere quella di concentrare il più possibile i ricavi nel 2024, anno coperto dal concordato. Ciò potrebbe tradursi in un’accelerazione della fatturazione o nell’offerta di sconti per pagamenti anticipati. Questa gestione oculata delle tempistiche di fatturazione potrebbe massimizzare i benefici fiscali, ottimizzando il risparmio d’imposta sulla quota di reddito eccedente quella concordata. Tuttavia, l’adozione di questa strategia comporta rischi e considerazioni che richiedono un’attenta valutazione. È cruciale effettuare un’analisi approfondita e realistica dei potenziali ricavi per il 2024, considerando tutti i fattori che potrebbero influenzare.

Un altro aspetto da considerare attentamente è l’impatto che questa strategia potrebbe avere sul 2025. Anticipare gli incassi al 2024 per massimizzare i benefici del concordato potrebbe tradursi in una significativa riduzione dei ricavi nell’anno successivo. Questo scenario diventa particolarmente rilevante considerando che nel 2025 il concordato potrebbe non essere più in vigore o potrebbe subire modifiche sostanziali nel suo funzionamento, rendendo meno vantaggiosa la posizione fiscale del contribuente.

Per quanto riguarda l’Iva, nonostante il concordato possa offrire protezione dal punto di vista delle imposte dirette, gli obblighi relativi all’imposta rimangono invariati. In caso di superamento della soglia dei 100.000 euro di ricavi, il contribuente sarà comunque tenuto ad applicare l’Iva sulle operazioni eccedenti tale limite.

È importante sottolineare che il quadro fin qui esposto potrebbe subire ulteriori modifiche. Il decreto legislativo correttivo, attualmente in fase di esame presso le Commissioni parlamentari, potrebbe apportare cambiamenti significativi alla disciplina del concordato preventivo biennale.

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