Imposte dirette

20 Luglio 2024

Concordato preventivo biennale, ancora work in progress

La Commissione Finanze del Senato propone modifiche sostanziali per rendere lo strumento più vantaggioso per i contribuenti e l'Amministrazione Finanziaria. Il decreto correttivo è atteso in Cdm la prossima settimana.

Con il rilascio del software per il calcolo della proposta concordataria destinato ai contribuenti in regime forfettario del 15.07.2024, seguito a quello già predisposto per le partite Iva soggette agli ISA del 15.06.2024, potrebbe sembrare che tutto sia finalmente pronto per l’avvio del concordato preventivo biennale. Tuttavia, la realtà è ben diversa.

Il concordato preventivo biennale, introdotto dal D.Lgs. 13/2024 nel quadro della più ampia riforma fiscale, si trova attualmente in una fase di profonda revisione e perfezionamento. Nonostante la sua recente introduzione e l’imminente scadenza per l’adesione, la disciplina è oggetto di un’intensa attività di modifica. Sono infatti all’orizzonte importanti cambiamenti che potrebbero ridefinirne in modo significativo sia la struttura che l’attrattività per i potenziali aderenti.

La Commissione Finanze del Senato ha recentemente espresso un parere favorevole a uno schema di decreto legislativo correttivo, ponendo però alcune condizioni sostanziali che, se accolte, potrebbero modificare radicalmente l’assetto dell’istituto. Le proposte di modifica avanzate dalla Commissione Finanze del Senato mirano a rendere l’istituto più attrattivo per i contribuenti, bilanciando gli interessi del Fisco con quelli dei contribuenti.

Una delle modifiche più rilevanti e potenzialmente impattanti riguarda l’introduzione di un regime opzionale di imposizione sostitutiva per il reddito incrementale concordato. Questa proposta, se accolta, potrebbe cambiare significativamente la convenienza dell’adesione al concordato per molti contribuenti.
In dettaglio, la proposta prevede che nei 2 anni di vigenza del concordato, i contribuenti possano optare per l’applicazione di un’imposta sostitutiva calcolata sulla differenza positiva tra il reddito concordato e quello del periodo precedente. Le aliquote di questa imposta sostitutiva varierebbero in base al punteggio ISA del contribuente, secondo il seguente schema:

  • per i contribuenti con punteggio ISA 8, 9 o 10, aliquota del 10%;
  • per i contribuenti con punteggio ISA 6 o 7, aliquota del 12%;
  • per i contribuenti con punteggio ISA 5 o inferiore, aliquota del 15%.

Questo meccanismo potrebbe rendere significativamente più conveniente l’adesione al concordato, specialmente per i contribuenti con affidabilità fiscale medio-bassa.
Per comprendere meglio l’impatto di questa proposta, consideriamo un esempio pratico: supponiamo che un lavoratore autonomo con un punteggio ISA di 7 abbia dichiarato nel periodo precedente al concordato un reddito di 80.000 euro. Se per il biennio successivo concordasse un reddito di 100.000 euro, l’imposta sostitutiva si applicherebbe sui 20.000 euro di incremento, con un’aliquota del 12%. Questo si tradurrebbe in un’imposta di 2.400 euro sull’incremento, potenzialmente molto più vantaggiosa rispetto all’applicazione delle aliquote Irpef progressive sull’intero importo.

Un’altra proposta significativa riguarda l’introduzione di un “regime di incisiva premialità” per i contribuenti aderenti. Questa potrebbe includere il rinvio del versamento dell’acconto all’anno successivo con possibilità di rateizzazione. Tale misura mira a rendere più sostenibile l’adesione al concordato dal punto di vista finanziario, permettendo ai contribuenti di gestire meglio il flusso di cassa.

La Commissione ha inoltre suggerito l’introduzione di nuove cause di cessazione del concordato, che tengano conto di fattori contingenti come malattia o infortunio, che potrebbero rendere difficile o impossibile la realizzazione dei redditi concordati. Ad esempio, un imprenditore che ha aderito al concordato, ma subisce una grave crisi di mercato nel suo settore, potrebbe avere la possibilità di uscire dall’accordo senza incorrere in penalità.
Un’ulteriore proposta riguarda l’esclusione degli accertamenti basati su presunzioni semplici per i contribuenti aderenti al concordato. Questa misura aumenterebbe la certezza fiscale per i contribuenti, riducendo il rischio di contestazioni future da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

È importante sottolineare e ribadire che queste proposte sono ancora in fase di valutazione e potrebbero subire ulteriori modifiche. Il decreto correttivo sul concordato preventivo biennale è atteso in Consiglio dei Ministri per la seconda lettura la prossima settimana, dopo l’esame concluso presso le commissioni finanze e bilancio di Camera e Senato.

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