Diritto del lavoro e legislazione sociale
22 Giugno 2024
La Corte Suprema ribadisce il principio di corrispettività delle prestazioni, riconoscendo il diritto dei lavoratori a essere pagati per gli spostamenti verso i clienti.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che il tempo impiegato dai dipendenti per recarsi presso i clienti, partendo dalla sede aziendale e facendovi ritorno, deve essere considerato come orario di lavoro e, di conseguenza, retribuito.
Caso in esame – La vicenda riguarda un gruppo di tecnici di livello 4A di una società per azioni, che erano soliti iniziare e concludere la giornata lavorativa prelevando e riconsegnando un automezzo aziendale, utilizzato per raggiungere i clienti. Fino al 2013, questo tempo di spostamento era considerato parte dell’orario di lavoro e retribuito come tale. Successivamente, un accordo sindacale aziendale aveva modificato questa prassi, escludendo dalla retribuzione il tempo di viaggio, ad eccezione di una “franchigia” di 30 minuti al giorno.
Decisione della Corte d’Appello – I lavoratori hanno presentato ricorso contro questa clausola dell’accordo, sostenendo che era in conflitto con il D.Lgs. 66/2003, secondo cui ogni periodo in cui il lavoratore è a disposizione del datore di lavoro deve essere considerato tempo di lavoro.