Diritto del lavoro e legislazione sociale
04 Maggio 2024
La Suprema Corte ribadisce l’importanza della neutralità della sede di conciliazione sindacale per garantire la libera determinazione della volontà del lavoratore.
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con l’ordinanza 15.04.2024, n. 10065, ha affrontato un caso emblematico riguardante la validità di un accordo di conciliazione stipulato tra un’azienda e un suo dipendente. La sentenza mette in luce l’importanza della neutralità della sede di conciliazione e il ruolo essenziale dell’assistenza sindacale effettiva nel proteggere i diritti dei lavoratori.
Il caso in esame – La controversia trae origine da un accordo di conciliazione stipulato nel 2016 tra la società e un suo dipendente, volto a evitare licenziamenti collettivi in cambio di una riduzione del 20% della retribuzione, valido dal marzo 2016 al febbraio 2018 e potenzialmente prorogabile.
Il punto centrale della disputa risiede nella validità del luogo di stipula dell’accordo, essendo stato firmato nei locali dell’azienda piuttosto che in una sede sindacale neutralmente riconosciuta.
L’iter giudiziario – La vicenda giudiziaria che ha visto contrapposte la società e un suo dipendente ha attraversato diverse fasi, culminando con l’impugnazione della sentenza di secondo grado dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione.