Amministrazione e bilancio
22 Luglio 2024
L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha pubblicato un comunicato stampa con il quale informa di aver effettuato il 3.07.202, congiuntamente con i Carabinieri del NIL, un’attività straordinaria di vigilanza nel settore agricolo, allo scopo di contrastare il fenomeno del “caporalato”.
ll “caporalato” è un fenomeno di sfruttamento lavorativo diffuso soprattutto in agricoltura. I lavoratori, oggi quasi sempre migranti, devono accettare condizioni lavorative estreme, vengono sottopagati e subiscono forme di controllo e coercizione che sfociano, troppo spesso, in forme di violenza psicologica e fisica.
Il caporale, che trattiene parte del salario destinato ai lavoratori, è “semplicemente” un intermediario illegale che facilità l’incontro tra domanda e offerta di manodopera; pertanto, rappresenta un elemento, perfettamente inserito nel sistema economico, che contribuisce a mantenere basso il costo del lavoro e garantire importanti margini di guadagno in un settore assai complesso come quello del comparto agricolo.
Il fenomeno del caporalato nasce circa due secoli fa, in Italia e nel resto del mondo, come forma di reclutamento di manodopera a basso costo. Fino alla seconda metà dell’800 il reclutamento di manodopera a basso costo, a favore di imprenditori compiacenti, era considerata una normale prassi economica. Solo con l’affermarsi della rivoluzione industriale e, soprattutto, grazie al protagonismo operaio furono introdotte “blande” norme di contenimento del fenomeno. In Italia il salto di qualità del “caporalato” avviene a metà del ‘900, quando le organizzazioni mafiose si appropriano del “business” dello sfruttamento della manodopera. La gestione “criminale” del collocamento in agricoltura consente alle organizzazioni criminali ingenti guadagni che spartiscono con gli imprenditori agricoli compiacenti, naturalmente a danno dei braccianti. Da qualche decennio il fenomeno del caporalato è legato a doppio filo con i flussi migratori. Le organizzazioni criminali e i caporali in genere sfruttano i fenomeni migratori per colmare le carenze occupazionali di alcuni settori più “deboli”. La manodopera “straniera” a basso costo sostituisce quella nazionale, con importanti risvolti anche di ordine sociale.
In questo quadro complicato e a seguito di episodi di cronaca nera, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha messo in atto una operazione di vigilanza straordinaria in tutta Italia. L’INL si è posto i seguenti obiettivi: effettuare controlli mirati verificando le condizioni di lavoro nelle aziende agricole; identificare i casi di caporalato e sfruttamento lavorativo; punire i responsabili, sanzionandoli penalmente e amministrativamente e sensibilizzare i lavoratori offrendo loro anche un supporto legale. Nella sola giornata del 3.07.2024, sono state controllate 310 aziende agricole, delle quali 206 sono risultate irregolari (66,45%), mentre i lavoratori controllati sono stati 2.051, rispetto ai quali 616 sono risultati irregolari (30,03%) e, in particolare, di questi ultimi, 216 sono risultati completamente in nero (10,53%). Importante il numero con riferimento ai lavoratori migranti: 786 posizioni lavorative (38,32%), sono risultate essere ricoperte da cittadini extracomunitari, dei quali 308 (39,18%) impiegati irregolarmente: in particolare, 96 in nero e 22 privi di regolare permesso di soggiorno. Gli ispettori hanno adottato 128 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (41,29%), di cui 60 per lavoro nero e 51 per gravi violazioni sulla sicurezza. Dieci persone sono state deferite, tra le province di Latina, L’Aquila, Torino, Cuneo, Rieti e Caltanissetta per il reato di caporalato (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro).
Nell’operazione sono stati impiegati complessivamente 550 ispettori dell’INL e 356 Carabinieri del NIL, sicuramento lo sforzo è stato importante ed encomiabile, ma se questa attività si riduce, all’indomani del morto, ad una sola operazione all’anno i “caporali” continueranno a dormire sonni tranquilli.