Imposte dirette
31 Ottobre 2024
La web tax all’italiana, nata per colpire le multinazionali, ma che in realtà è traslata sui consumatori italiani, si estende alle imprese italiane di qualunque dimensione. È l’effetto potenziale della bozza di Manovra 2025.
Da alcuni anni va avanti un dibattito internazionale intorno al tema della web tax. Si tratta di una speciale imposta sui proventi lordi degli operatori digitali “Over the top”, principalmente statunitensi, ritenuti responsabili di produrre redditi in Europa e in altri continenti senza scontare un’adeguata tassazione.
Mentre il dibattito va avanti, impallinato sistematicamente dagli interessi di alcuni Paesi, il nostro legislatore ha pensato di adottare una web tax all’italiana (senza ironia) transitoria in attesa della vera web tax. Il balzello, che è una specie di accisa, è stato introdotto con la L. 145/2018 e dopo una difficile gestazione ha visto la luce nel 2020. La tassa colpisce, con un’aliquota del 3%, i ricavi lordi derivanti da taluni servizi digitali legati al territorio italiano. L’obiettivo sottinteso è quello di costringere le grandi multinazionali (OTP) a pagare qualcosa all’Erario domestico.
Fino ad adesso la tassa si è applicata esclusivamente a gruppi di rilevante dimensione con parametri dimensionali costituiti da ricavi mondiali derivanti da qualunque fonte pari a 750 milioni di euro e ricavi derivanti da servizi digitali in Italia non inferiori a 5,5 milioni di euro.