Revisione e controllo
24 Dicembre 2024
Abbandonato il limite dei 100.000 euro e di un controllore esterno: si punta su criteri di “entità significativa” per assicurare trasparenza nell’utilizzo dei contributi, ma restano dubbi operativi sulle modalità applicative.
Con un emendamento alla legge di Bilancio 2025, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha introdotto modifiche sostanziali previste nella disciplina dei controlli sui contributi pubblici. L’art. 112 del disegno di legge di Bilancio 2025 prevedeva in origine una riforma strutturale nel sistema di controllo delle imprese beneficiarie di fondi pubblici, stabilendo l’obbligo di integrare i collegi sindacali e di revisione con un rappresentante del Ministero dell’Economia e delle Finanze per tutte le società, sia pubbliche che private, che ricevono contributi statali diretti o indiretti superiori a 100.000 euro.
La modifica operata in extremis dal Governo prevede prima di tutto l’eliminazione del tetto dei 100.000 euro inizialmente in favore di non meglio precisati contributi “significativi” e, inoltre, prevede, il luogo della nomina di un “controllore ministeriale” la predisposizione di una rendicontazione da parte dei revisori già in carica. Questa scelta, maturata durante le ultime revisioni legislative in sede di Commissione Bilancio, è orientata a semplificare il quadro normativo e a calibrare meglio gli obblighi imposti alle imprese beneficiarie, privilegiando un approccio più qualitativo basato sul concetto di “entità significativa” del contributo.
Concretamente, i revisori delle società beneficiare di contributi pubblici considerati “significativi” dovranno predisporre una relazione annuale, nella quale dovranno attestare che le somme ricevute siano state effettivamente utilizzate in conformità agli obiettivi per cui erano state erogate. Tuttavia, la mancanza di un parametro numerico chiaro per definire la “significatività” dei contributi rappresenta uno dei principali nodi critici che il MEF dovrà sciogliere attraverso specifiche linee guida o decreti attuativi.
Nonostante l’obiettivo sia chiaro, la rimozione della soglia numerica ha sollevato interrogativi operativi tra professionisti e addetti ai lavori, tra cui commercialisti, revisori e consulenti legali. In assenza di criteri oggettivi e uniformi, il rischio è che la definizione di “entità significativa” possa variare a seconda dell’interpretazione degli organi di controllo, generando incertezza tra i beneficiari. Per determinare l’importo rilevante del contributo a carico dello Stato, sarà pertanto necessario attendere l’emanazione di un D.P.C.M., che dovrà essere predisposto su proposta del Ministro dell’Economia e adottato entro la fine di marzo 2025, ovvero entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio per il 2025.
Altro aspetto critico riguarda il contenuto della relazione annuale obbligatoria. Secondo quanto trapela, essa dovrà includere una descrizione analitica dell’utilizzo dei fondi, accompagnata da documentazione probatoria che dimostri il rispetto delle finalità previste dal bando o dalla norma di riferimento. Tuttavia, il livello di dettaglio richiesto e le modalità di invio e conservazione della documentazione non sono ancora stati chiariti. I professionisti auspicano che tali obblighi vengano proporzionati alle dimensioni dell’aiuto, evitando che i costi amministrativi per la compilazione della relazione superino i benefici derivanti dal contributo stesso.