Accertamento, riscossione e contenzioso
01 Agosto 2024
Una nuova era nella lotta all'evasione: focus sui grandi evasori e maggiori garanzie per i contribuenti onesti.
Il redditometro, strumento controverso utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per valutare la congruità tra reddito dichiarato e spese sostenute dai contribuenti, sta per essere definitivamente archiviato. Questa notizia emerge all’indomani di un Consiglio dei Ministri del 26.07.2024 che ha approvato un decreto correttivo riguardante il concordato, la cooperative compliance e il calendario fiscale, segnando un punto di svolta nella strategia di contrasto all’evasione fiscale.
Il redditometro, introdotto nell’ordinamento tributario italiano con l’obiettivo di individuare situazioni di potenziale evasione fiscale, ha sempre suscitato dibattiti e critiche per la sua natura presuntiva e per il rischio di colpire indiscriminatamente anche contribuenti onesti. Il suo funzionamento si basava sul confronto tra le spese sostenute dal contribuente e il reddito dichiarato, presumendo che in caso di significativo scostamento potesse esserci una situazione di evasione. Tuttavia, questo approccio ha mostrato nel tempo limiti evidenti, sia in termini di efficacia che di equità fiscale.
L’abolizione del redditometro non significa però che il governo intenda abbassare la guardia nella lotta all’evasione fiscale. Al contrario, si sta delineando un nuovo approccio, definito dal viceministro all’Economia Maurizio Leo come “accertamento sintetico 2.0”. Questa nuova metodologia mira a focalizzare l’attenzione sui cosiddetti “grandi evasori”, ovvero quei soggetti che manifestano un tenore di vita elevato pur non dichiarando alcun reddito al Fisco.
L’idea alla base di questo nuovo strumento è quella di innalzare la soglia di scostamento tra spese sostenute e redditi dichiarati, introducendo al contempo un limite compreso tra i 50.000 e gli 80.000euro. In questo modo,si intende concentrare gli sforzi su casi di evasione più significativi e strutturati.
Per comprendere meglio la portata di questo cambiamento, è utile analizzare alcuni dati relativi all’efficacia del redditometro negli ultimi anni. Secondo quanto riportato dalla Corte dei Conti nel giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato, lo strumento è stato utilizzato in maniera molto limitata. Nel 2022, ad esempio, sono stati effettuati solo 352 accertamenti basati sul redditometro, con un recupero di appena 805.000 euro. Questi numeri evidenziano come, nonostante una platea potenziale di oltre 30 milioni di contribuenti, lo strumento sia rimasto in larga parte inutilizzato, trasformandosi più in uno “spauracchio” che in un efficace mezzo di contrasto all’evasione.
La decisione di superare il redditometro ha trovato ampio consenso nel panorama politico italiano. Esponenti di diverse forze politiche hanno espresso soddisfazione per questa scelta, sottolineando come essa possa garantire maggiori tutele per i cittadini onesti e al contempo permettere una lotta più mirata ed efficace contro chi evade sistematicamente il Fisco.
Per comprendere meglio l’impatto di questo cambiamento, consideriamo un esempio pratico. Immaginiamo il caso di un professionista che dichiara un reddito annuo di 50.000 euro, ma possiede una villa di lusso, diverse auto di alta gamma e effettua frequenti viaggi in località esclusive. Con il vecchio sistema del redditometro, questo contribuente sarebbe potuto finire automaticamente nel mirino del Fisco, dovendo giustificare la discrepanza tra reddito dichiarato e stile di vita. Con il nuovo approccio, invece, l’attenzione si concentrerebbe su casi in cui lo scostamento tra reddito e spese supera soglie più elevate, riducendo il rischio di accertamenti ingiustificati per chi, ad esempio, ha ricevuto eredità o ha altre fonti di reddito legittime, ma non immediatamente evidenti.