Accertamento, riscossione e contenzioso
21 Febbraio 2025
Per i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo le disposizioni italiane che regolamentano le procedure di accesso e le ispezioni nei locali violano l’art. 8 della Convenzione europea che assicura il diritto dei cittadini al rispetto del loro domicilio e della loro corrispondenza.
Il punto focale della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (ricorso n. 36617/2018) riguarda le autorizzazioni all’accesso che non forniscono adeguate tutele ai contribuenti non essendo sottoposto, salvo casi particolarmente gravi di fondati indizi di evasione, a un controllo preventivo da parte di un’autorità giudiziaria.
L’attuale sistema delle verifiche fiscali concede inoltre un margine di discrezionalità troppo elevato agli organi verificatori (Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza) mentre, di contro, risulta quasi inesistente la possibilità effettiva per i contribuenti di ottenere un’adeguata tutela.
Le argomentazioni difensive, fornite sul punto dal Governo italiano, non hanno convinto i giudici comunitari che non hanno esitato nel dichiarare espressamente come il quadro giuridico nazionale non fornisca ai ricorrenti quel livello minimo di protezione al quale hanno diritto ai sensi della Convenzione. La Corte ritiene che, in tali circostanze, non si possa affermare che l’ingerenza in questione sia stata “conforme alla legge”, come richiesto dall’art. 8, par. 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.